“Queste
canzoni sono un'ode alla vita, all'amore ed alla fragilità
dell'avventura che vivi senza saperlo e senza colpa”. Questa in
sintesi la presentazione da parte di Robert Plant al suo ultimo disco
La Ninnananna ed il Ruggito Incessante, Lullaby
and… The Ceaseless Roar . Canzoni “croccanti e grintose”
come ci anticipava in estate. Ora a settembre 2014, uscito da pochi
giorni il cd, mi trovo stranamente d'accordo.
E'
raro che un mostro sacro del rock, arrivato alla bella età di 66
anni, non mi riesca a deludere con nuove uscite discografiche. Quasi
mai il peso del passato, il confronto, e l'età, lasciano libere le
vene della creatività, della scoperta, della vitalità e della
curiosità. Che sono alcune strade maestre del rock e della musica in
generale.
Ebbene
questo Mr Plant, votato poco tempo fa come miglior voce rock di tutti
i tempi, è ancora una pietra angolare.
Dopo
essere stato il precursore hard'heavy dal '68 in poi coi Led
Zeppelin, si fa portavoce dell'evoluzione del rock verso il mondo.
Africa, bluegrass, folk inglese, suonati come fossero acqua corrente
dagli ottimi musicisti che lo accompagnano ormai da qualche anno: The
Sensational Space Shifters.
Lui
nei suoi concerti canta ancora tanto repertorio Zep che,
incredibile!, suona benissimo insieme alle ultime creazioni.
Il
nuovo cd è tutto su ottimi livelli, 11 canzoni 9 scritte da Plant,
registrato negli studi Real di un altro che non scherza: Peter
Gabriel. Dai primi ascolti (ma ai secondi già cambio) metterei poco
sopra Stolen Kiss o Pocketful of Golden o Embrace Another Fall. In
più, ad onorare la ricerca etno musicale, Little Maggie, qui in
versione live durante il concerto di Glastonbury di questa estate
(poco prima dell'uscita dell'album).
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