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Un giorno, passati i sessanta, mi è venuta voglia di seguire un corso di scrittura creativa. Avevo passata la vita di fronte al foglio di carta, mai dietro. Quelli che trasporto sul mio blog Lapis Haematites sono gli esercizi in classe e a casa seguiti da Antonella Iadicicco. Sono le aperture verso mondi inesistenti, a volte tanto vicini altre così lontani. Che piacevole fatica aprire i varchi attraverso i quali prendono forma luci, suoni, odori, persone, fatti. Come in un diario lascio qui i miei viaggi. Se qualcuno tra i lettori saprà farli entrare in se per pochi minuti, sarà mio piacere aver regalato piccole emozioni.

lunedì 12 novembre 2007

SOS DA POMIGLIANO D'ARCO


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Signori, da Pomigliano D'Arco, ecco a voi gli SOS. Una giovane band scoperta su My Space dalla CNI ed arrivata al primo cd "Cammenann'" proprio in questi giorni. Un lavoro ricco, cantato in napoletano, dove voce, basso, batteria, chitarre e fiati ritmano suoni tipicamente partenopei con influenze arabe ed africane. I loro padri spirituali, Avitabile, Daniele, Napoli Centrali, si rifanno vivi qua e là, ma alla fine il sound SOS esce chiaro e caratteristico, raro per una giovane esperienza. Suonato bene su scrittura di Gino D'Alessandro che è anche la voce del gruppo. 11 pezzi dove a ben ascoltare si ritrovano venature del deserto e del mare, di piazza e di popolo. Daniele occhieggia da "Tieneme Luntan' ", aperture progressive escono fuori dalla cesta dell'incantatore di serpenti ne " 'o govern' se ne fott' ". Fino agli ultimi due pezzi in cui Napoli incontra la Giamaica in una partita di tammorre e battute in levare dove tutti vincono. Un bel lavoro d'esordio senza paura per temi difficili come il disagio, la camorra, la distruzione dell'ambiente che una splendida terra come la Campania deve ancora oggi subire.
Durata 34 min Dim. 23,9 MB

sabato 27 ottobre 2007

GIANCARLO PARISI TRA MULTICULTURA E ETNO-FOLK


scarica, salva con nome e diffondi Dur: 30.32min Dim: 20,9MB

Giancarlo Parisi, musicista siciliano. Dopo la riscoperta delle tradizioni musicali sicule, dopo la precedente esperienza milanese con PFM e Finardi, dopo l’uscita due anni fa di “Asino Siculo” degli Asteriskos, ci parla di nuovi progetti e multiculturalità.

Pra: Sei una delle voci, dei musicisti della Sicilia. Dalla PFM fino al Folk-Rock. C’è un peso differente tra la musica “commerciale” e quella “tradizionale”?
-GP: Nei tour con PFM, Finardi, De Andrè od adesso con Carmen Consoli, c’è una visibilità diversa rispetto al progetto Asteriskos, ad esempio.
PRA: però stiamo, con il folk etno rock guadagnando terreno…
-GP: è vero, il prodotto commerciale dura uno o due mesi. Asteriskos invece ci da risultati nel tempo, non siamo vittime di mode o prodotti di consumo
PRA: come nasce Asteiskos?
-GP: Con Massimo Laguardia e Tanino Lazzaro ci siamo conosciuti nella Taberna Milensis, gruppo precursore della rinascita folk in Sicilia, poi ho avuto l’idea di Asteriskos, sono l’autore dei brani ed il collante del gruppo. Oggi Massimo ha preso una sua strada solista ed è stato sostituito da Giacomo Farina dei Koncertu. Con la voce di quel gruppo Faisal Taher sto scrivendo materiale nuovo in siciliano ed in arabo.
PRA: Quanto è importante la passione?
-GP: Si, musica e vita e passioni condivise, sono essenziali. La nostra non è musica con ritorni commerciali. Io sono rientrato a Catania due anni fa, dopo venti anni a Milano. C’è una nuova passione per l’etno-folk, vedi anche Carmen Consoli. Non so se per mancanza di idee dell’industria discografica o vera passione.
PRA: chi ci consigli di ascoltare?
-GP: Alfio Antico, tamburellista e tammorra, Rita Botto, bravissima cantante, I Laudari da più di vent’anni nell’area di Catania. Carlo Muratori nell’area Palermitana. E’ sempre questione di gusti…
PRA: hai partecipato al Womad di Palermo
-GP: ho partecipato come Notte della Taranta con Stewart Copeland e come Asteriskos. Però non c’è stato un grande ritorno di immagine, o di scambi con altri festival
PRA: tu hai inventato la zampogna cromatica
-GP: è una elaborazione della zampogna messinese “ciaramedda” fatta con un artigiano del milanese. Amplia l’estensione e l’armonica dello strumento. Mi permette di lavorare su varie tonalità, a differenza dello strumento tradizionale
PRA: Novità per gli Asteriskos?
GP: per ora non ho nuovi pezzi mentre sta nascendo il nuovo lavoro con Faisal, sono più vicino al multietnico
PRA: come si traduce la multietnia nella realtà?
GP: è la stessa domanda che ho fatto al regista del film sull’orchestra di Piazza Vittorio. L’impressione che ho è che ognuno resti ancorato al suo mondo. E’ un problema di persone, soggettivo. Ad esempio con Faisal, arabo laico, i punti di incontro sono il percorso fatto ed i valori che ci accomunano.
PRA ed un aiuto politico da parte die comuni
-GP: non credo più in questa italietta di menzogne, partitica, non ho speranze. L’incontro può avvenire solo tra singoli di un certo tipo. Se hai fondamentalismi alle spalle non può esistere la multiculturalità. Bisogna superare i generi per trovare una sintesi che racchiuda tutti quanti
PRA: un po’ come nella musica tradizionale che non è localismo ma, nelle proprie radici, aprirsi al mondo
GP: esattamente. Anche nella musica tradizionale c’è chi non vuole contaminazioni. Ortodossia e fondamentalismo dai quali è meglio scappare. C’è bisogno di incontrasi, amare.

lunedì 15 ottobre 2007

ROBERTA ALLOISIO "LENGUA SERPENTINA" GENOVA ED IL MONDO


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Roberta Alloisio, attrice e cantante, eclettica artista genovese, ci introduce nel mondo del suo cd “Lengua Serpentina” dove musica balcanica e mediorientale si fondono con Napoli e De Andrè, dove le fisarmoniche duettano con testi del 1200 in un vero porto musicale. Un cd intenso e vero come traspare anche dalla nostra chiacchierata. Questo ne è un breve riassunto, l'intero audio al link sopra.

-Parlaci di Lengua Serpentina
Una ricerca musicale e sui testi della cultura genovese, ligure che parte dal 1200 con Anonimo Genovese, il nostro Dante Alighieri, fino al 1700/1800.
-Delle grandi poesie
E poi il nostro desiderio, musicalmente, è entrare in contatto con altre culture. Ciò che i genovesi hanno da sempre fatto. Suoni balcanici, mediorientale grazie all’Orchestra Bailam.
-Le tue attività, teatro, musica, recitazione influiscono sulla tua musica?
Direi di si. L’attore vuole “fare arrivare le cose” al pubblico, forse più di un musicista. A volte con la parola è più difficile. Questo crea anche all’estero un impatto emotivo, nonostante la lingua genovese, difficilmente spiegabile.
-Quanto c’entra il porto nella scelta musicale?
Nel passato nel porto a Genova, i prigionieri mussulmani avevano una mensa ed uno spazio dove pregare, immagino che in determinati momenti si sentissero le loro preghiere. I marinai avevano modo di entrare in contatto con queste realtà negli altri porti dove potevano ascoltare canti tanto lontani dai nostri.
-Lengua Serpentina nasce durante un festival internazionale
E vero. A parte il trallallero non esistono molti canti tradizionali genovesi. Abbiamo così deciso di fare qualcosa di nuovo. Io amo le voci femminili come Elena Ledda. Volevo lasciare una forte traccia che riguardasse la nostra terra. E così è nato il progetto con tanta passione.
-Come promuovi il tuo lavoro?
Noi “piccoli” non facciamo gare con i “grandi”, l’importante è portare un pezzettino di qualità e klo facciamo grazie alle nostre conoscenze con l’aiuto della casa discografica, per noi la CNI.
-Hai altri progetti che attui in questo momento ?
Il Qohelèt nasce grazie a Don Gallo, prete di strada, e alla mia collega Carla Perolero . Da qui è nato lo spettacolo dove Don Gallo, molto bravo ed a suo modo, tiene perfettamente la scena.
La Via del Cinque si svolge nei musei davanti a 100 200 persone legati ai quadri esposti, un teatro canzone itinerante.
Indiavolata è con Patrizia Merciai, fisarmonicista molto bella, con pezzi anni ’20 e ’30 molto divertenti.

martedì 9 ottobre 2007

ALEXIAN SPINELLI, ROM, MUSICISTA ED ITALIANO

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Un vulcano in eruzione. Questo è Alexian Santino Spinelli. L’incontro avviene in occasione dell’uscita del suo ultimo cd “Romanò Them- Orizzonte Rom”. Un lavoro complesso e semplice nello stesso istante tanto nei suoni quanto nei testi e nei contenuti scritti sul libretto interno. Complesso nella diversità e vastità culturale e musicale che rappresenta, semplice per la chiarezza dei temi universali trattati.
Persona poliedrica e vitale è stato nominato “ambasciatore d’arte e della cultura romanì nel mondo” dall’organismo che rappresenta le comunità romanés nel mondo all’ONU. Vari premi alla sua musica, Organizza da 14 anni il Festival Internazionale “Amico Rom” (il 27 ottobre l’ultima edizione a Lanciano), in Italia è uscito il suo libro “Baro Romano Drom – la lunga strada dei Rom, Sinti, Manouches e Romanichals” Meltemi Editore.
Il cd offre lo spunto per un piacevole viaggio dentro la storia Rom. Alexian infatti è orgogliosamente Rom, Italiano e Musicista. Ed in più ha una profondo interesse per la religione che traspare nei pezzi. Viene musicato il Padre Nostro, viene ricordata la beatificazione di Zefferino insieme ad altri canti a Dio ed alla Libertà. Tutti i pezzi sono in lingua Romanés tradotti in italiano sul libretto.
Ci saluta subito nella lingua Rom Sastipè ta baxt, saluto ed augurio nel contempo. Appartiene al primo gruppo di Rom approdati nel 1300. Sottolinea quindi l’italianità di chi abita da secoli una terra.
-Ogni comunità Rom ha le sue leggi, è un tassello di un unico grande mosaico fatto da tutte le popolazioni arrivate nel tempo dall’India e dal Pakistan.-
Il pregiudizio è qualcosa che scalda subito il sangue.
- in Italia c’è la mafia ed il terrorismo che non hanno nulla a che vedere con la cultura di Verdi o Rossini, non si può definire l’italiano mafioso o terrorista. Non si può confondere la cultura con aspetti del sociale. Questo accade invece per i Rom dove ogni caso di cronaca viene generalizzato e tutti i Rom sono colpevoli.
- C’è un pregiudizio culturale. Chi vive nelle condizioni dei Rom dei campi vive condizioni di forte disagio, in più non si fa differenza tra chi è appena arrivato dalla Romania o dai Balcani con chi vive in appartamenti da tempo. In ogni fatto negativo viene sottolineata l’appartenenza etnica, spesso errata, come se l’atto di uno debba ricadere su tutto un popolo.
- Purtroppo tutte le manifestazioni belle e positive non hanno la stessa visibilità. Il mio lavoro vuole proprio indicare un'altra cultura Rom.
A proposito del cd ci spiega il suono Rom come sonorità che discendono dall’oriente e dall’occidente. Una sintesi tra culture lontane da parte di un popolo transnazionale e pacifista, senza mai un esercito.
Musiche e culture che meritano una lettura più attenta di quella attuale.

mercoledì 3 ottobre 2007

GIANFRANCO MANFREDI DAGLI ZOMBIE A MAGICO VENTO



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Incontriamo Gianfranco Manfredi, cantore degli anni ’70, all’epoca si diceva cantautore, per una doppia occasione. La prima è che sono passati trent’anni dall’uscita del suo LP (quei cosi neri di vinile che venvano chiamati dischi) dal nome “Zombie di tutto il mondo unitevi” e la seconda riguarda la premiazione al Romics, il festival internazionale dei fumetti di Roma dal 4 al 7 ottobre come autore di Magico Vento.
-Quel disco ha girato parecchio sui piatti dei giovani dell’epoca, come hai vissuto quel periodo?
Io raccontavo quello che vedevo e vivevo, non c’erano tematiche particolari. Usavo molta auto ironia anche per tematiche urticanti, il titolo ad esempio ha un’ironia drammatica ed il pezzo ha venature horror, mentre con il brano “Ultimo Mohicano” c’è una ironia sorridente consapevole del fatto che quel movimento era già alla fine: il mohicano con il sampietrino in mano era arrivato tardi alla manifestazione già finita.
-Questi testi pessimisti come erano visti dal Movimento?
La generazione del ’77 era autocritica fino quasi all’autolesionismo, differentemente da quella del ’68. Era lo stesso periodo del Punk in Inghilterra dove si era arrivati alla autodistruzione. Oggi sopravvive la stessa ironia con Caparezza, ad esempio, con la canzone fuori dal tunnel del divertimento, sana antiretorica e critica.
-Ti sei sentito sopravvalutato come cantore di una generazione?
Nel trentennale del ’77 non c’è libro commemorativo dove non ci siano le mie canzoni in ruoli anche centrali. Da un lato mi fa piacere, dall’altro mi disturba un po’. Sono canzoni importanti per quegli anni insieme ad altri cantautori come Lolli e tanti altri, io però ho mantenuto lo spirito settantasettino di sperimentare cose nuove e mi piacerebbe si parlasse più di ciò che faccio oggi piuttosto che di ieri. Gli anni settanta non possono essere sottoposti allo stesso processo di revival che c’è stato per i sessanta.
-Quand’è finito la spirito del ’77?
Già a metà anni settanta. La nostra etichetta milanese infatti si chiamava “Ultima Spiaggia”. Con noi poi c’erano persone che avevano già l’esperienza del ’68,. Fu un’onda molto lunga che non si poteva prolungare. Il pezzo sul Parco Lambro (…E’ l’ultimo spettacolo, non solo della festa, la mia generazione che svuota la sua testa…) lo scrissi appena tornato a casa. Ero talmente agitato che non riuscivo a dormire. All’epoca si poteva andare direttamente in sala di registrazione ed il disco usciva un mese dopo, le case discografiche avevano la capacità di essere calde, stare sul momento. Già negli anni ottanta le cose sono cambiate, dovevi fare un disco ogni due anni ed in quei due anni potevi promuoverlo. La creatività invece vuole che se hai qualcosa da dire puoi rientrare in sala anche una settimana dopo l’uscita dell’album. Questo mi ha allontanato dalla musica anche se ogni tanto ho continuato a far uscire qualcosa.
-Dal tuo sito internet vediamo che ti occupi di cinema, teatro, libri e fumetti. A proposito di questi ultimi ritiri a Roma un premio al ROMICS.
Ti riferisci a “Magico Vento” un fumetto che ho creato e di cui scrivo le sceneggiature. E’ un mensile in edicola da dieci anni, western dalla parte degli indiani, sono già uscite 112 storie. Sto per fare uscire una serie nuova che si chiamerà “Volto Nascosto” una storia italiana della fine dell’ottocento, la prima guerra coloniale italiana in Africa. Una esperienza nuova anche perché si parla di eroi italiani con nomi italiani differentemente dai soliti luoghi e nomi stranieri. Credo siano maturi i tempi per storie con le proprie città. Ad esempio Roma alla fine dell’ottocento può sorprendere un ragazzo che la vive oggi. Domenica Romics premia “Magico Vento”, insieme a Staino, Vincino e musicisti come Guccini. Le fiere del fumetto hanno ripreso a far comunicare settori separati come negli anni settanta.

sabato 15 settembre 2007

INCONTRIAMO GIANFRANCO COLOMBO DIRETTORE SCIENTIFICO WWF ITALIA




P.R.A.- A proposito della conferenza sul clima appena terminata, finalmente emergono tematiche ambientali in termini di scelte ed azioni di governo. Come sta oggi l’Italia?
G.C.- L’Italia è un paese geologicamente giovane con sistemi naturali vulnerabili, pensate alla situazione tellurica, i vulcani, la franosità, a ciò abbiamo aggiunto l’intervento umano che ha creato instabilità idrogeologica. Per fronteggiare il cambiamento climatico già in atto c’è bisogno del ripristino eco-geologico del paese. La Conferenza sui cambiamenti climatici si è chiusa con questo impegno, verificarne l’attuazione è uno dei nostri impegni.

P.R.A- L’Ambiente ha stretti legami con ogni attività umana. E’ possibile anche in Italia un governo che nei suoi ministeri ed interessi riesca a tutelarlo?
G.C.- Non solo è possibile ma doveroso. Tutta la ricerca scientifica internazionale dimostra quanto stiamo cambiando la situazione ambientale e quanto questa problematica venga restituita a noi stessi. Siamo attori e subenti nello stesso tempo. Dimostra anche il legame tra la vitalità dei sistemi naturali e la vitalità delle società umane. L’azione di governo deve essere integrata su questi fronti con un patto tra maggioranza ed opposizione. Questi sono problemi che riguardano tutti noi, il nostro presente e futuro.

PRA- Cosa sono la VIA e VAS?
G.C.- Valutazione di Impatto Ambientale e Valutazione Ambientale Strategica. La VIS misura l’impatto di un’opera di certe dimensioni. Esiste già dagli anni ’70, l’Unione Europea l’ha rafforzata e noi dobbiamo cercare di adeguarci. La VAS, più innovativa ed affascinante, valuta una azione di piano e di governo cioè quello che un governo fa non per una singola opera ma in un piano globale di infrastruttrazione o di grandi opere, la modificazione della politica agricola od idrica, ad esempio, di un paese. Tutto ciò deve passare un vaglio di analisi sugli effetti sull’ambiente.

PRA- Sentiamo parlare di nuovo di energia nucleare. Qual è la posizione del WWF?
G.C.- Negativa e per vari motivi. Primo perché è un uso di energia con conseguenze future difficilmente eliminabili: il materiale radioattivo ha un decadimento di migliaia di anni, nessun paese ha risolto il problema delle scorie. Secondo il terrorismo internazionale. Terzo il commercio sotterraneo di combustibile nucleare che può finire a paesi irresponsabili. In più i costi del nucleare sono molto elevati e la messa in opera di nuove centrali ha tempi lunghi. Tutto ciò ci porta ad avere molta cautela verso questa energia. Non riteniamo che sia il caso di tornare indietro.